ALMANACUS DOMENICALE - 9 GIUGNO
ALMANACUS DELLA DOMENICA
Oggi è Domenica 9 Giugno ventiquattresima settimana dell'anno e seconda del mese
Il sole sorge alle 05:36 e tramonta alle 21:00
La Luna sorge alle 06:45 e tramonta alle 23:23
Fase Lunare : Crescente (7%)
La prossima luna piena ci sarà il 22 Giugno
SCOPRIRE L'ITALIA
ARCEVIA (AN)
Raccolta in centro medievale ancora racchiuso da mura, domina dalla collina un bellissimo panorama che oltrepassa le colline fino a raggiungere , pur se sfumato, l’Adriatico, conserva opere di Luca Signorelli, ceramiche dei Della Robbia e annovera intorno a se una miriade di castelli.
Arcevia che fino al 1817 conservava il suo nome feudale “Rocca Contrada” fu un Comune molto conosciuto e sostenitore accanito del papato tanto che Papa Niccolò le concesse il titolo di “Propugnaculum Ecclesiae” (La roccaforte della Chiesa). Ancora oggi ha intatte le sue mura quattrocentesche e il suo accesso è scandito dalle quattro porte, anche se l’abitato è scandito da una strada principale in cui spiccano i più importanti edifici e monumenti, Corso Mazzini.
Iniziamo dal monumento più importante, ovvero la collegiata di San Medardo cui spicca la cupola danneggiata a suo tempo da un forte terremoto ma restaurata nel ‘700 da un noto architetto locale, Andrea Vichi, allievo del più ancor famoso Vanvitelli.
All’interno si possono ammirare due magistrali opere di Luca Signorelli, il polittico dell’altare maggiore rappresentante la “Vergine con i Santi” tra cui il patrono Medardo di Noyon e poi il “ Battesimo di Cristo” che fu commissionato addirittura dall’allora vescovo di Senigallia. Da notare che tali opere il Signorelli dovette dipingerle in una struttura lignea di stile gotico già preesistente .
Un’altra opera, stavolta scultorea, che ha la sua notevole importanza artistica è l’altare in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia del quale si può ammirare anche un Crocifisso. Notevole il Giudizio Universale del pittore di Arcevia, Ercole Ramazzani.
Importanti opere si possono comunque ammirare nel nuovo museo ( dal 2008) annesso alla collegiata.
Proseguendo nell’elenco non c’è che da nominare la romanica chiesa di San Francesco, poi ricostruita anch’essa, dopo il disastroso terremoto nel ‘700 , in cui si può ammirare l’affresco trecentesco della “Madonna della Sapienza” nascosto dalla scala che sale alla cantoria, ma da questa chiesa non dobbiamo (sempre che siate in grado di potercela fare) perderci la salita di un centinaio di scalini sul campanile dal quale potremmo ammirare un incantevole panorama e apprezzare così la cupola della collegiata già prima nominata e naturalmente la veduta sia dell’Appennino che dell’Adriatico.
Un museo Archeologico attinente alla chiesa offre la visione, tra l’altro, dei corredi funerari della necropoli gallica di Montefortino.
Piazza Garibaldi è dominata dal palazzo Comunale, dalla torre merlata e altri eleganti palazzi e poi il gioiello neoclassico del Teatro Misa ricavato intorno alla metà del 1800 dall’ex Palazzo dei Priori.
Un’altra chiesa da nominare e quella di Sant’Agata che custodisce un pregiato organo settecentesco.
Ancora Santa Maria del Soccorso annessa al monastero delle Clarisse che al suo interno troviamo la terracotta invetriata de l’”Annunciazione” di fra’ Mattia della Robbia.
Si esce dalle mura attraversando la Porta di Sant’Agostino per immettersi in un bosco dove sorge la solitaria e piccola chiesa duecentesca di Sant’Agostino per poi proseguire in salita fino alla sommità del borgo dove raggiungiamo il Parco Leopardi.
Tutto il borgo è alleviato e circondato per un raggio di non più di 15 km da ben nove castelli che furono presidi fortificati a iniziare dal ‘200.
Non possiamo lasciare questo fantastica cittadina se prima non assaggiamo il prodotto di vanto, ovvero il Mays Ottfile che non è altro che una varietà di granturco rosa da cui si ricava una farina rossa gustosa e saporita da cui ottenere un’ottima polenta, oppure delle gallette o addirittura paste o dolci.
Puzzle da immagini web
LUOGHI LETTERARI IMMAGINARI
Ogni settimana vi presenterò un luogo immaginario ovvero inventato da vari scrittori per sviluppare le loro avventure. I generi letterari saranno diversi, come romanzi, storici, favolistici, gialli ecc…..non nominerò mai l’interprete principale o qualcuno o qualcosa che possa far subito intendere di quale libro stiamo parlando, starà a voi scoprirlo nei meandri delle vostra memoria o riconoscerlo perché magari conoscete il libro in questione. La settimana successiva vi svelerò l’autore e il libro inserendone così un altro e via di seguito per le altre settimane.
Il luogo della settimana scorsa era facilissimo…..faceva parte del libro di “PINOCCHIO” di Collodi (Carlo Lorenzini) ed è proprio in quell’isola delle api industriose che viene salvato dalla Fata Turchina e fa amicizia con Lucignolo.
CALENA
In questa immaginaria cittadina del Molise, vi è un vasto feudo abbandonato e molto decadente, dovuto purtroppo dall’incuria dei proprietari che lo dovrebbero amministrare e dal popolo ricoperto e invaso da antichi pregiudizi che su di esso una maledizione divina lo opprime. Due protagonisti X e Y si sforzeranno per riscattare i contadini, riportarli al lavoro, combattere insieme per debellare una società fatta di falsità , ottusità e soprusi inimmaginabili, ma con l’avvento di una nuova forza governativa e con la morte di X l’epilogo del romanzo ha una triste e drammatica fine. Calena comunque resterà l’emblema di un tanto sospirato mondo migliore.
Immagine AI by Errebi
IL VANGELO DELLA DOMENICA
X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Colore Liturgico: VERDE
Vangelo Mc 3,20-35
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Immagine web
FENOMENI DELLA NATURA
ICEBERG
La parola Iceberg è un termine derivante dall’inglese “ice” e dal tedesco “ berg” che significano ghiaccio e monte per cui appunto tradotto significa “montagna di ghiaccio”. Infatti la loro grandezza supera talvolta quella di una comune montagna, la parte esteriore, quella che emerge sull’acqua, è spesso tra un decimo e tre decimi di quella che si trova sotto. Frequenti sono gli iceberg lunghi dai 200 ai 300 metri di cui la parte emersa raggiunge circa dai 50 ai 75 metri ma possono raggiungere in totale anche 500 mt di altezza tra il fuori e il dentro il mare. Nei mari antartici raggiungono anche quote assolutamente maestose, alti quasi 700 metri e lunghi addirittura 160 km!
Il formarsi di questi enormi blocchi di ghiaccio è dovuto soprattutto dal movimento continuo della marea e delle sue onde che frantumano di volta in volta l’enorme ghiacciaio esistente, soprattutto nelle zone dell’Antartide e della Groenlandia essendo appunto due regioni quasi totalmente ricoperte da una vasta coltre di ghiaccio.
Il ghiaccio frantumato crea a sua volta crepacci, canali oscuri entro il quale l’azione delle onde marine si fa più intensa, provocandone così il forte distacco di masse ghiacciate che piano piano scivolano in mare creando grossi e enormi blocchi galleggianti che vanno alla deriva. Il frastuono è assordante, ma un altro suono denominato “Bergie Seltzer” è quello dello scioglimento dell’iceberg che è dovuto dalla liberazione delle bolle di aria compressa intrappolate negli strati dell’iceberg stesso.
In generale gli Iceberg dell’Atlantico settentrionale assumono una colorazione bianca opaca e sono spesso chiazzati da macchie più o meno grandi di colorazione verde o blu, e questo processo corrisponde al punto in cui il plancton è rimasto intrappolato dall’acqua gelata, ma in alcuni vi sono anche zone di terra che la massa ghiacciata ha raccolto nel suo staccarsi dal ghiacciaio d’origine. Man mano che gli iceberg si disciolgono, il materiale da loro trasportato cade a fondo formando così degli accumuli di materiale che a sua volta diminuisce la profondità del mare, un esempio lampante sono i famosi “Banchi di Terranova” dove l’acqua raggiunge soltanto 51 metri di profondità e si sono formati proprio in questo modo.
Gli iceberg più pericolosi anche per la navigazione sono quelli della Groenlandia, essi si formano solitamente da marzo ad agosto e sono trasportati dalla corrente del Labrador costringendoli a sud verso i già nominati Banchi di Terranova, questo provoca il loro scioglimento perché le temperature sono molto più alte, tanti si incagliano, ma la maggior parte va a morire all’oltrepassare il 47esimo parallelo anche se alcuni molto più resistenti e duri possono raggiungere il 38esimo parallelo oltre quasi New York. ( Basti ricordare quello della notte del 1912 che provocò l’abbattimento e il disastroso naufragio del transatlantico “Titanic”.
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PILLOLE DI SAPIENZA
“Esce di mano a lui che la vagheggia
prima che sia, a guisa di fanciulla
che piangendo e ridendo pargoleggia
l’anima semplicetta che sa nulla, salvo che,
mossa dal lieto fattore
volentier torna ciò che la trastulla.”
Dante Alighieri
“Galoppa, fuggi, galoppa, superstite fantasia.
Avido di sterminati il mondo civile ti incalza
alle calcagna, mai ti darà pace”.
D.Buzzati
“Il mondo è un libro del quale ogni passo ci apre una pagina”.
A. de Lamartine
“ Quando l’uomo agisce, è un pupazzo.
Quando descrive è un poeta.
Il segreto è tutto qui”.
O. Wilde
“ La letteratura è una difesa contro le offese della vita “
C.Pavese
“ Non viaggio mai senza il mio diario. Bisogna avere sempre qualcosa
di strabiliante da leggere in treno”.
O.Wilde
RICETTE DI NONNA LINA
GIULEBBE DI CILIEGIE( Zuppa dell’Ariosto)
Difficilmente mi applico alla cucina dolciaria, non che non mi piaccia, assolutamente anzi sarei anche molto golosa e adesso ancor di più visto che l’età mi proibisce di strafarne, ma non potevo non parlarvi di questa particolare ricetta che combina pure la letteratura. E’ una ricetta molto semplice ma di una prelibatezza ineguagliabile, è tipica della regione montagnosa della provincia di Lucca, la conosciutissima e amatissima Garfagnana e per essere precisi proprio della “capitale” di questa regione, ovvero Castelnuovo Garfagnana.
Infatti proprio in questa cittadina la ricetta era conosciuta con l’appellativo: “ Zuppa dell’Ariosto” in ricordo appunto del famoso poeta che ebbe la fortuna di vivere nella augusta Rocca in quanto commissario del proprietario duca Alfonso di Ferrara tra il 1522 e il 1525.
L’appellativo comunque era dovuto anche per non confondere tale ricetta con una simile che veniva consumata dai pastori e boscaioli, ovvero la Zuppa di ciliegie. Quest’ultima era costituita da ciliegie che venivano prima essiccate nei particolari essiccatoi usati per le castagne, questo per non esporle al sole dove gli insetti e volatili l’avrebbero certo rovinate.
Poi queste venivano cotte con un poco di grasso di maiale, latte e burro, un’aggiunta di erbe aromatiche e poi al tutto l’aggiunta del pane da farne proprio una tipica “zuppa”.
Una nota in più, che non guasta, dovete anche sapere che le ciliegie in Garfagnana sono di “casa”….tantissimi sono i ciliegi che adornano questa pittoresca regione, soprattutto quelle piccole e selvatiche denominate “marasche” che hanno quel gusto particolare di dolce-amaro insieme.
Ma veniamo alla nostra ricetta:
GIULEBBE DI CILIEGIE
Considerate un 300 gr di zucchero per circa un Kg di ciliegie
Cannella in polvere
Foglio di carta di pesce (a piacere)
Savoiardi
Alkermes
Panna montata ( non eccessivamente dolce)
Si snocciolano tutte le ciliegie ( e questo è un lavoro davvero “Certosino”) poi le mettiamo in una copiosa pentola aggiungendovi un 300 gr di zucchero per ogni kg di ciliegie, una spolverata di cannella in polvere e facciamo bollire il tutto per circa venti-venticinque minuti fino che il sugo sia ben rappreso, ( per renderlo ancora più “cremoso” a piacere potremmo aggiungere al tutto , prima di cuocere, un foglio di carta di pesce ben spezzettato fine fine).
In un elegante vassoio inizieremo a mettere lo strato di savoiardi precedentemente tuffati nell’Alkermes, poi verseremo sopra un poco dello sciroppo di ciliegie già raffreddato, poi un altro strato di savoiardi, di nuovo lo sciroppo e a conclusione ricopriremo il sopra con abbondante panna montata. Potremo usare come decorazione alcune ciliegie intere e magari macchiare la panna con qualche abbondante goccia dello sciroppo.
Vi garantisco che è un puro “leccarsi i baffi”, pure chi non li ha...ahahaahah
Nonna Lina
Photo by web
L'OPERA D'ARTE DELLA DOMENICA
Thomas Broomè - His
EROI DI CARTA
TARTARUGHE NINJA( Kevin Eastman e Peter Laird)
Sono nate intorno agli anni ‘80 come fumetto per poi in seguito raggiungere il grande pubblico e l’enorme successo come cartoons.
Erano una parodia a un altro popolare eroe , Daredevil, e erano tutte uguali, ovvero avevano tutte e quattro la maschera di color rosa.
Con l’avvento del cartoon anche esse subirono un grande cambiamento soprattutto dovuto a questioni di marketing.
La storia ebbe inizio quando quattro piccole tartarughe che passeggiavano nel sottosuolo di New York, inavvertitamente attraversarono sopra un liquame radioattivo che le trasformò in esseri con sembianze umane e nel frattempo anche un piccolo topo si trovò nella stessa situazione e anch’esso ebbe la stessa trasformazione. Fu proprio questo ratto, Splinter, che le addestrò al combattimento e alle arti marziali, e fu lui che le battezzò con i nomi illustri di due pittori e di due scultori.
Nacquero così Leonardo, che divenne il leader del gruppo, quello con la maschera blu e la katana come arma, Raffaello con la maschera rosa, dal carattere scialbo e banale, adito solo al litigio, facendo così dell’arroganza la sua arma preferita, Donatello che in primis avrebbe dovuto chiamarsi Bernini ma il nome non suonava bene, è quello con la maschera viola e come arma usa il bastone “bo”. Per finire Michelangelo, il burlone della compagnia, l’amante sfegatato della pizza, quello che indossa la maschera arancione e combatte con i nunchaku.
Ci sono comunque anche i “cattivi nemici” come Shredder un ninja “convinto” o l’alieno Kraang che vuole conquistare la Terra vivendo dentro la pancia di enorme uomo calvo.
Una curiosità: una famosa frase gridata dalle tartarughe, “cowabunga” riscosse un grandioso successo intorno agli anni ‘90, tale da entrare di diritto nell’Oxford Dictionary con la testuale definizione: - usato per esprimere compiacimento e soddisfazione -.
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ERBE E FIORI DI ZIA ROSA
ANGELICA
(Angelica archangelica)
Nomi comuni – Angelica dorata, bragosse, cecil, erba degli angeli
Famiglia – Ombrellifere
Pianta – Erbacea, biennale che può vivere tre o quattro anni
Fusto – Eretto, robusto e cavo con striature rossastre
Foglie – Lunghe fino a mezzo metro, picchiolate e dotate di una guaina chiara
Fiori – Piccolissimi riuniti in grande ombrelle compatte
Frutti – Di forma tondeggiante, sono contenuti nelle ombrelle
Questa pianta cresce in Lapponia, Norvegia, Svizzera, Austria, in Slesia, nella contea di Birmingham in Inghilterra, sui Pirenei e sulle Alpi, e lungo i fiumi vicini a
queste montagne.
La radice è grande, bruna all'esterno, bianca all'interno, fusiforme e fornita di poche fibre. Il gambo è grosso, cavo, cilindrico, ramoso, rossastro nella maggior parte della sua estensione.
Le foglie sono grandi, alterne, due volte alate, composte da foglioline ovali, seghettate e spesso lobate,soprattutto sulla cima, i loro piccioli abbracciano lo stelo mediante un seme
molto grande, membranoso e utricolato.
I fiori, disposti in doppie ombrelle alla sommità del gambo, sono di colore giallo-verdastri, fioriscono verso la metà dell'estate e passano molto rapidamente.
Ciascuno di essi ha una corolla regolare, rosacea, formata di cinque petali interi lanceolati, leggermente incurvati al loro vertice.
Il frutto è oblungo, angoloso, solido, diviso in due seminudi, addossati gli uni agli altri, appiattiti su un lato e circondati su un bordo: convesso sull'altro e contrassegnato da tre striature.
L'Angelica ci interessa per la bellezza del suo aspetto, per il dolce profumo che esala, e per l'utilità che ne traiamo, quindi la coltiviamo nei nostri giardini.
Gli piacciono i luoghi freddi e umidi, come i bordi di fossati, stagni.
Coltivazione – Nelle zone umide del sottobosco, nelle aree settentrionali
Proprietà – Ha un’azione stimolante ma se usata in forti dosi produce un effetto depressivo.E’ un potente tonico nervino e ridona elasticità alle arterie. E’ indicate per le pelli mature perché restituisce tono e luminosità,
Indicata per le affezioni respiratorie, nevralgie e secchezza cutanea.
In cucina – Una delle prerogative dell’Angelica è l’aroma per cui è molto usata per i liquori.
Seminando con molta attenzione i suoi delicati semi, appena maturi, si ottengono bellissimi steli che raggiungono più di sei piedi di altezza e che noi devotamente tagliamo a maggio, se vogliamo far durare le radici di questa pianta per tre o quattro anni di norma solitamente biennale.
Principalmente in Lapponia, Islanda e Norvegia l'Angelica gode di tutte le sue virtù.
Gli abitanti di queste regioni boreali la ritengono una delle produzioni più importanti
per la loro terra, la impiegano per molti usi , e ne danno diversi nomi alle sue diverse parti.
I giovani steli forniscono a queste persone cibo gradevole e quando saranno più grandi
le fanno seccare, le tagliano a fettine sottili, e se ne servono come cibo, condimento e medicinale (Proprio per questi preziosi vantaggi deve il lusinghiero titolo di Angelica, e il non meno brillante titolo di “radice dello Spirito Santo”, sotto il quale talvolta viene designata.)
cotta nel latte o nel brodo.
I nostri pasticceri preparano, con steli ancora teneri di Angelica, dolci che lusingano anche il
gusto e l’olfatto.
Il bestiame cerca avidamente questa pianta; aumenta molto la fetidità della capra , ed è facile distinguere il latte delle mucche che se ne nutrono.
I Lapponi preparano con i boccioli di questa pianta bollita nel siero di latte di renna, un estratto gastrico e astringente.
Questa radice, da cui i norvegesi fanno il pane, offre ai medici le maggiori risorse per ripristinare il principio della vita e risvegliare gli organi della digestione; è indicata, in tutte le malattie acute o croniche quali richiedono cordiali.
Angelica selvatica, o angelica dei prati, “angelica silvestris”, è molto simile alla precedente sia per lo stile che per i caratteri botanici; ma è lungi dal possedere stesso grado di proprietà alimentari e medicinali.
Viene utilizzato anche il suo seme polverizzato per distruggere i pidocchi.
Secondo quanto affermava San Francesco di Sales chi masticava l'Angelica aveva sempre l'alito buono in quanto le sue radici sono talmente aromatiche da nascondere persino il più audace sapore d'aglio.
Un'antica credenza attribuiva alla pianta dell'Angelica la grande virtù di poter garantire una lunghissima vita.
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DI FAVOLA IN …….FAVOLA
LA RONDINE E IL PIPISTRELLO (Leonardo da Vinci)
Aggrappato al muro, proprio sotto il tetto, il pipistrello si copriva la testa con la membrana delle ali per difendersi dai raggi del sole. Così attese tutto il giorno, fino al tramonto.
Quando il sole fu scomparso e il cielo cominciò ad imbrunire, il pipistrello levò pian piano la testa e si guardò in giro.
“ finalmente questa luce odiosa si è spenta!” esclamò . “ Ora posso aprire gli occhi e volare!”.
Una rondine ritardataria lo incrociò mentre si staccava dal muro.
“ Pipistrello” gli disse “ Tu sei come il vizio, che non può stare dove c’è la virtù. E siccome la virtù risplende come la luce, tu la fuggi per paura di diventare orbo. Il sole è come la verità; e se lo guardi tu, falso, ti acceca!”.
Segno zodiacali del mese: GEMELLI dal 21/05 al 20/06
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