domenica 22 ottobre 2023

ALMANACUS DOMENICALE - 22 OTTOBRE

ALMANACUS DELLA DOMENICA


Oggi è Domenica 22 Ottobre quarantaduesima settimana dell'anno e quarta del mese

Il sole sorge alle 07:35 e tramonta alle 18:24

La Luna sorge alle 14:45 e tramonta alle 23:11

Fase Lunare : Primo quarto

La prossima luna piena ci sarà il 28 Ottobre



SCOPRIRE L'ITALIA


SAN MARTINO AL CIMINO (VT)



Oggi ci portiamo in un bellissimo e piccolo borgo sito nelle vicinanze di Viterbo, tra le prime colline nascosto tra secolari castagni godendoci anche di questo autunno che colora appunto questi alberi dai più caldi e vivaci colori in uno sfumare fantastico dal verde al giallo.

San Martino al Cimino dove svetta nella parte più alta la bellissima Abbazia Cistercense è un paese che fu allora il più famoso principato della “Papessa” ovvero Olimpia Pamphilj, cognata del Papa Innocenzo X, che volle trasformare questo borgo donatoli appunto dal Papa a somiglianza della più ambita Piazza Navona dove aveva residenza.

La sua notoria avidità infatti in questo borgo ha avuto la massima sua espansione, tale da trasformare il convento dei frati cistercensi in una grandissima e lussuosa residenza e intorno, da grande possidente, fece costruire le case dei coloni (da loro acquistate a riscatto) che lavoravano per le sue terre.

In effetti la storia riporta che in primis esisteva un cenobio benedettino ma che intorno al IX secolo fu donato all'Abbazia di Farfa per poi essere divenuto in possesso ai Cistercensi di Pontigny nel XII secolo. Dell'allora Abbazia purtroppo non è rimasto niente data la possente modifica che subì per opera di Donna Olimpia Maidalchini Pamphilj. Il rinnovamento che portò alla costruzione anche del Palazzo Baronale sito sulla sinistra della basilica fu affidato a Marc'Antonio de Rossi ma pare che le due splendide torri che fiancheggiano la facciata siano opera addirittura del Borromini.

Del Palazzo c'è una singolarità da sottolineare e che identifica ancora meglio il carattere della sua padrona, infatti nella sua allora stanza da letto, Olimpia, si fece costruire un soffitto a cassettoni che ha la particolarità di essere abbassato con un sistema di carrucole tale da poter ridurre così lo spazio della stanza e agevolare un efficace e economo riscaldamento, questo particolare accorgimento è uno dei due esempi presenti in tutta Europa.

Sul grande piazzale della chiesa domina la facciata di assoluto stile prettamente gotico da ricordarne i caratteri originali delle costruzioni cistercense, mentre l'interno a croce latina è determinato da tre navate, da notare la prima colonna vicino all'altare perchè si può definire l'unica traccia dell'antica Abbazia datata appunto intorno al XIII secolo recante lo stemma del committente Francesco Piccolomini.

E' dietro l'altare maggiore, nel coro, che risiede la tomba di Donna Olimpia che la peste rapì proprio in questo borgo nel 1657.

All'uscita della chiesa prima di percorrere la via delle casette a schiera, una piccola sosta al Museo dell'Abate è d'uopo se non altro per ammirare lo stendardo di Mattia Preti dove sono rappresentati da una parte la Carità di San Martino e nell'altra il Salvator Mundi.


Immagini puzzle tratte da web


PROVERBIO LAZIALE


Se stava mejo quanno se stava peggio.”


Traduzione letterale: Credo che non abbia bisogno di traduzioni.




APPUNTI PER UNA LETTURA


Ogni domenica posterò sempre un brano che parla di un personaggio principale tratto dalle pagine del libro in questione….lascio a voi indovinare il titolo del libro e l'autore.....la soluzione la prossima domenica. (La soluzione della scorsa domenica era: La ciociara di Alberto Moravia)


Sono qui, prete, se mi cerchi ancora, sotto l'argine, inginocchiata sulle pietre del greto in fondo al canale. Sono l'acqua fredda in cui immergo gli stracci. Sono l'abbaiare dei cani, la luce viola e livida di ottobre, il radicchio che mangio con il pane. Sono la casa solitaria dove abito, al di là del sentiero degli olmi. Sono il sasso nero su cui strofino i panni. La carriola con cui li vado a prendere, ogni giorno, a fondo valle, e ogni sera li riporto. Sono l'orma degli eserciti che sono passati di qua. Sono la capra che ho vinto a una lotteria. Il tabernacolo davanti al quale mi segno, la strada di monte colore della ruggine. Sono la forra e la torbiera, il fosso ghiacciato, la morta stagione. Sono un faggio vecchio senza più corteccia, uno sterpo secco, un uccello sbrancato.

Ma non entrerò più in una chiesa. Nè andrò mai da un medico. Volevo solo sapere da te, che sei un prete da sagre e che hai voluto scalfire la mia reticenza e conoscere l'indecisione che mi tormenta, se potevi darmi il permesso, alla fine di tanti stentati dialoghi, di finirla un poco prima, con questa fatica di vivere, senza fare peccato o dare dispetto a nessuno.


TITOLO E AUTORE ( da indovinare)


Immagine web: Parziale della copertina del libro





IL VANGELO DELLA DOMENICA


XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Colore Liturgico VERDE


Mt 22, 15 – 21



In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».


Immagine web



FRASI DEL GIORNO



Chi non punisce il male, comanda che si faccia.”


Leonardo da Vinci – Frammenti letterari e filosofici



Ciascuno ha qualcosa nella sua natura, che, espresso pubblicamente, dovrebbe generare dispiaceri.”


J.W.Goethe – Maximen und Reflexiones



Il linguaggio è stato lavorato dagli uomini per intendersi tra loro, non per ingannarsi a vicenda.”


Alessandro Manzoni – La rivoluzione Francese



La pace è star bene che non si può desiderarne uno più caro né possederne uno più utile.”


Sant'AgostinoDe civilate Dei


Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.”


Margherita Hack






IL MOTIVO DEL GIORNO


LA DERNIERE CHANSON – MARCO MENGONI



On est deux étoiles qui brillent dans l’univers
On se regarde de loin, toujours un peu fiers
Je n’connais pas ton désert, le mien il est là dans mon cœur
À chaque fois que je te perds
À chaque fois que je te serre

Le temps passe et j’oublie qui je suis
À deux rues de chez toi
Je ne sais plus quand finit la nuit
Le ciel est tombé si bas
Faudrait que je t’écrive
Que j’aie enfin le courage
Mais j’ai peur de ce qui arrive
Et de tourner la page

Siamo un libro sul pavimento
in una casa vuota
Che sembra la nostra
Il caffè col limone
Contro l’hangover
Sembri una foto mossa

E ci siamo fottuti ancora una notte
Fuori un locale
E meno male

C’est la dernière chanson
Et juste après la lune explosera
J’viendrai te dire que tu as tort
Tu as tort, encore
Laisse la musique te parler de moi

E tu non dormi
E dove sarai
Dove vai
Quando la vita poi esagera
Tutte le corse, gli schiaffi, gli sbagli che fai
Quando qualcosa ti agita

Elle sera là quand tu t’endormi dormi dormi dormi dormiras
C’est la dernière chanson pour toi

On est deux étoiles qui brillent dans l’univers
À crier sur tous les toits qu’on a peur du noir
Plus personne ne fait ça aujourd’hui
On ne voit même plus ça dans les films
Sur ton lit y’a des fleurs pour moi
Et y’a mon gilet en metal

Siamo un libro sul pavimento
in una casa vuota
Che sembra la nostra
Persi tra le persone
Quante parole
Senza mai una risposta

E ci siamo fottuti ancora una notte
Fuori un locale
E meno male

C’est la dernière chanson
Et juste après la lune explosera
J’viendrai te dire que tu as tort
Tu as tort, encore
Laisse la musique te parler de moi
Quand nos colères s’enflamment
Comme un feu de paille
Elle te dira tout c’que j’te… dis pas
Elle te dira qu’il faut tenir et tenir encore
Laisse la musique te parler de moi

Tanto lo so che
tu non dormi
Spegni la luce anche se non ti va
Restiamo al buio avvolti solo dal suono della voce
Al di là della follia che balla in tutte le cose
Due vite e guarda che disordine

C’est la dernière chanson… pour toi
(Et juste après la lune explosera)
J’viendrai te dire que tu as tort
Tu as tort, encore
Laisse la musique te parler de moi

Elle sera là quand tu t’endormi dormi dormi dormi dormiras
C’est la dernière chanson pour toi
Pour toi


RICETTE DI NONNA LINA


Oggi voglio proporvi una ricetta facilissima e comunissima, ma al contempo bastano a volte poche preziose variazioni, come quelle che apporto in questa, per farne diventare una pietanza davvero saporita e soprendente. Variazioni che poi non sono altro che il toccasana della mia regione, e la Toscana in quanto a “pizzichi” d'aggiunte o varianti è una delle regioni più abituata e abilitata.

Ebbene voi procuratevi quei pochi ingredienti che vi elenco, aggiungete un poco della vostra fantasia e seguite la mia ricetta con tutto il cuore possibile, non ci sono regole nascoste o ingredienti non detti, la base per ogni ricetta, compresa questa, è l'amore che avete dentro per la cucina. Tutto poi viene da se, credetemi.



POLLO FRITTO ALLA TOSCANA

INGREDIENTI

L'ingrediente base naturalmente è il pollo, potete scegliere di friggere i coscetti e ne farete la quantità giusta a seconda quanti saranno i commensali, oppure prendere un pollo intero e farvelo spezzettare dal macellaio o farlo a casa da voi, io penso comunque che mezzo pollo spezzettato è la giusta dose per due persone.
Prezzemolo un bel mazzetto
2 o 3 uova che naturalmente variano a seconda sempre della quantità del pollo sopra.
Farina 00 da 75 gr in poi
Pepe (e come al solito io preferisco il peperoncino tritato)
Sale q.b.
Olio di semi di arachidi (o girasole) (da circa 6 dl)
Olio EVO
Un limone intero


Iniziate dal pollo, ovvero dalle parti spezzettate o dai coscetti a seconda del vostro piacimento e li adagiate in una terrina irrorandolo del succo di limone e un poco di olio Evo, poi tritate del prezzemolo e lo aggiungete, salate i impepate a piacere (o peperoncino). Mescolate bene il tutto e poi lo ricoprite e lo lasciate riposare per almeno due ore.

Passate le ore della marinatura, prendete le uova e le sbattete in una terrina a parte facendone una bellissima schiuma, in un altra terrina invece aggiungete la farina.

Prendete una grande e profonda padella e la posate sul fuoco con dentro

l'olio di arachidi o girasole, appena assume quel leggero colore brumato che segnala il giusto calore, prendete uno alla volta i pezzi del pollo, prima lo passate nella farina, poi lo scuotete dell'eccesseva farina che potrebbe esservi appresa, lo tuffate nell'uovo e ben inzuppato lo deponete nell'olio. Questa operazione va eseguita con tranquillità ma con decisionalità. Fate rosolare per ben 15 minuti avendo la pazienza di rigirare i pezzi del pollo ogni tanto perchè possano così prendere la stessa colorazione.

Servite caldo con spicchi di limone e alcuni ciuffi di prezzemolo fresco.

Nonna Lina

Photo: Errebi (Roberto Busembai)





UN POCO DI TUTTO (o quasi) SU....


FIORI E PIANTE


Difficilmente vi capiterà di attraversare una foresta Africana, ma se ne aveste la fortuna, o se non altro solo per la curiosità , sappiate che esiste un rampicante dai bellissimi fiori rossi disposti a spiga che al termine dell’estate si trasformano in altrettanti semi rosso vivo contraddistinti da una macchia nera; sono talmente belli e particolari che gli abitanti dei villaggi vicini li usano per farne collane e braccialetti ma soprattutto corone sacre. Il nome botanico di questa pianta è Abrus Precatorius che significa appunto “che prega”. Alcuni indigeni lo conoscono come fagiolo corallino o seme da corone ma il nome volgare di questa pianta è “pianta del terremoto” e divenne particolarmente famosa alcune decine di anni fa, almeno a livello Europeo, per aver suscitato la curiosità di molti studiosi.

Circolavano voci quasi certe che questa pianta potesse addirittura percepire e predire le prossime scosse di terremoto qualora ce ne fossero state, onde per cui alcuni studiosi vollero accertarsene di persona e si recarono in Africa per farne degli studi. La verità del tutto poi in effetti risultò essere un indigeno, un quasi santone, che asseriva di essere in grado di poter prevedere qualsiasi evento tellurico osservando appunto il muoversi delle foglie della pianta suddetta. Il santone vedeva e prevedeva ma per gli studiosi non c’era niente di particolare da verificare al punto tale che gli scienziati dell’Osservatorio astronomico inglese dell’Accademia di Scienze insieme ai botanici del Reale Giardino di Kew portarono l’albero in patria e lo collegarono a sofisticati e sensibilissimi sismografi per verificarne l’attendibilità. Ma i sismografi non presentarono assolutamente nessuna traccia importante anzi stavano totalmente fermi.

Il tutto perciò sfumò come paglia al fuoco ma la bellissima pianta continua meravigliosamente ancora a fiorire e a trasformare i bellissimi fiori in semi colorati.


Immagine web




L'OPERA D'ARTE DELLA DOMENICA


TOMMASO DI SER GIOVANNI DI MONE DI ANDREUCCIO CASSAI ovvero MASACCIO- MADONNA DEL SOLLETICO



Per dimostrarsi grandi artisti non occorrono grandi e enormi cose, e ce lo dimostra il Maestro Masaccio con questa piccolissima tavola dipinta dalle misure alquanto piccolissime, verrebbe da pensare ad un francobollo, circa 24 ,5 x 18,2 cm.. dove trasmette tutta la gentilezza, l'affetto e l'amore che una madre, la Madonna, ha verso il suo bambino, in questo caso Gesù. La tavola è conosciuta come la Madonna del solletico, dal gesto affettuoso con cui Maria cerca di divertire il piccolo Gesù il quale risponde afferrandogli il braccio e la mano, sorridendo. Gesti naturali, gesti comuni, gesti di reciproco scambio di amore e serenità, simbiosi comune tra una madre e un figlio.

Il bambino è interamente fasciato come era uso nel quattrocento e il rametto di corallo appeso alla catenella al collo è leggermente spostato naturalmente dal movimento del gioco. L'allora giovanissimo Masaccio riesce a tradurre in pittura il sentimento umano e trasmetterlo con semplicità e accuratezza, “perfezionando” così ,nella pittura ,Giotto, che già era stato il precursore del Rinascimento.

La tavola fu commissionata dal neo cardinale Antonio Casini, già vescovo di Siena, nel 1426 e a conferma di ciò è il retro della tavola stessa dove è dipinto lo stemma della famiglia a forma di scudo, sormontato dal cappello rosso cardinalizio , nello scudo ci sono sei stelle scure in campo giallo con una vistosa croce dorata al centro.

Un'effigie devozionale privata e facilmente trasportabile per la sua piccolezza.

La tavola venne scoperta nel 1947 tra le opere trafugate dai nazisti durante il conflitto della seconda guerra mondiale e dopo essere stata in Palazzo Vecchio fu trasferita agli Uffizi.

Nonostante il Masaccio si rifaccia alla pittura senese delle Madonne dai gesti spontanei, la resa pittorica è magistralmente resa dall'effetto chiaro-scuro tipico del Maestro, tale da rendere reale i volti stessi. Questa fu la sua grande rivoluzione pittorica.


Roberto Busembai (errebi)


Immagine web: Masaccio – Madonna del Solletico (Galleria degli Uffizi - Firenze)







L'ANGOLO DEI

e dei BAMBINI






OGGI IMPARIAMO A DISEGNARE......


UNA CASTAGNA


Oggi proviamo insieme a fare un semplice e divertente disegno, la castagna, il frutto di questa splendida e colorata stagione che è l'autunno. Naturalmente voi conoscete bene il gusto di questo frutto, che per tutto l'anno è nascosto in un particolare guscio spinoso, le caldarroste le avrete certo mangiate, o meglio ancora i “marron glace” ( che è un termine francesce ma che significa castagne zuccherate) o il prelibato “castagnaccio” che altro non è che una specie di frittatina ricavata dalla farina di questo frutto mischiata con acqua, se poi vi aggiungete un poco di ricotta diventa un dolce saporitissimo.

Prendete un foglio di quaderno a quadroni (quadretti un poco grandi) e tracciate le linee seguendo i disegni e iniziando dal numero 1 (quello scritto in verde) e proseguendo fino al numero 8, aggiungendo sempre un qualche cosa di nuovo.

In finale potrete colorare la castagna come meglio credete e secondo la vostra grande fantasia...io l'ho colorato naturalmente marrone!


Immagine e disegni di Errebi (Roberto Busembai)






UN PERSONAGGIO FAMOSO DEI FUMETTI E/O CARTOONS


IL NUOVO SUPERMAN (1970)


ANCHE I SUPEREROI POSSONO DIVENTARE UMANI


Sembra un titolo assurdo adesso, ma se consideriamo il fumetto di Superman nato nel lontano 1938, in un periodo di profonda crisi e creato appunto sul modello della teoria del super uomo di Nietzsche, ovvero in un periodo in cui si pretendeva che l'uomo fosse perfetto, e lo confrontiamo con il fumetto di adesso notiamo una grossa differenza sostanziale.

Infatti agli inizi del 1970 il direttore Carmine Infantino, dell'allora editoria DC Comics, dichiara in una intervista che il modello di rappresentazione dell'uomo d'acciaio dovrà cambiare, ora l'uomo ha bisogno di un qualcuno con cui potersi confrontare e pure il grande Superman, come i giovani, ha i suoi momenti di crisi d'identità.

E così nasce il “nuovo” Super eroe dove i suoi mondi in cui era solito ambientato saranno diversi anzi molto vicini al reale, le storie stesse si occuperanno di realtà umane quali la droga, la violenza, l'inquinamento e il razzismo. Tutti i Super eroi cambieranno in questo senso e tutti avranno la loro crisi d'esistenza ovvero si troveranno a dover scoprire un mondo, quello che dove hanno sempre operato, che non conoscono affatto. Il Super eroe diventa così più umano e più vicino ai problemi del tempo reale.

Nel dicembre del 1970 in una storia, Clark Kent (Superman) cambia lavoro e da giornalista diventa telecronista “........i giornali vanno di corsa, la prima pagina non può aspettare, i milioni di telespettatori vogliono vedere i fatti mentre avvengono, lei da oggi la trasformerò in un grande telecronista...( sono le parole del suo nuovo direttore, l'arrogante Morgan Edge).

Ed ecco allora la nuova copertina del nuovo Superman ( Gennaio 1971) , non più dipendenza dalla “Kryptonite”, infatti lo vediamo che spezza le catene alla sostanza e sarà poi una esplosione atomica che la trasformerà in ferro. Da adesso non è più totalmente invincibile. “.......Ho visto i pericoli che derivano dall'essere troppo potente. Posso fare anch'io errori. Non mi servono più poteri di quelli che mi sono rimasti.” (queste le parole che dice nel racconto il grande Uomo d' Acciaio.


Immagine web: Copertina del fumetto originale di Neal Adams




Segni zodiacali del mese: BILANCIA dal 23/9 al 22/10


SCORPIONE
dal 23/10 al 21/11



domenica 15 ottobre 2023

ALMANACUS DOMENICALE - 15 OTTOBRE

ALMANACUS DELLA DOMENICA


Oggi è Domenica 15 Ottobre quarantunesima settimana dell'anno e terza del mese

Il sole sorge alle 07:21 e tramonta alle 18:30

La Luna sorge alle 07:56 e tramonta alle 18:47

Fase Lunare : Luna Nuova

La prossima luna piena ci sarà il 28 Ottobre



SCOPRIRE L'ITALIA


ATRI (TE) 




Nonostante il suo nome risalga ad alcuni secoli prima di Cristo, con il nome di Hatria, questo bellissimo borgo sito al limite di una collina e che si affaccia sull'Adriatico, ha ancora un fascino particolare che non dimostra affatto tutti questi anni.

Atri è un borgo per il quale vale la pena almeno una volta nella vita visitare, perchè al di la delle sue attrazioni naturalistiche come i Calanchi e la sua notorietà per un prodotto alimentare davvero interessante quale è la liquirizia, ma soprattutto e anche per ammirare quella che è stata definita la Cappella Sistina d'Abruzzo, ovvero quel meraviglioso ciclo di affreschi di Andrea De Litio, affreschi suddivisi in 21 scene (raccontano la vita di Gesù e di Maria) che formano una delle massime espressioni artistiche in quel periodo fausto del Rinascimento.

Questa meraviglia si trova nel Coro dei Canonici nella Basilica di Santa Maria Assunta sita nella piazza principale del borgo.

La basilica fu edificata intorno alla metà del XII secolo e secondo la storia proprio sopra le rovine di un antichissimo tempio dedicato a Ercole, ha una facciata in pietra d'Istria da cui emerge un ampio rosone. E' da sottolineare la presenza anche di una Porta Santa, una delle tre presenti nel mondo oltre Roma e l'Aquila ed ogni anno, nel periodo di agosto, viene ripetuta la sacra cerimonia dell'apertura.

Appena a destra della Basilica non si può non visitare l'adiacente e molto più piccola chiesa di Santa Reparata dove all'interno rimarrete sicuramente sbalorditi per il sontuoso baldacchino ligneo posto sopra l'altare maggiore realizzato intorno al 1600 e molto somigliante a quello del più famoso Bernini nella Basilica di San Pietro a Roma.

Sempre nella piazza del Duomo e proprio davanti alla facciata della Basilica di Santa Maria abbiamo d'ammirare il Teatro comunale che intorno al 1867 prese il posto della chiesa di Sant'Andrea, e all'interno potrete ammirare le volte dipinte con figure allegoriche femminili quali la Poesia e la Lirica mentre la volta della Platea è interamente affrescata da un cielo turchino dove vola la musa della musica su un cocchio di cavalli alati.

Sempre nella grande piazza si affaccia anche il Palazzo Mambelli, abitazione ottocentesca che appartenne al filosofo e matematico Ariodante Mambelli, dove al suo interno sono presenti mobili storici, affreschi e un'interessante collezione di lettere e documenti storici.

Un'altra grande e importante piazza è Piazza Duchi d'Acquaviva dove si affacciano dei bellissimi edifici residenziali tra cui il più importante è il palazzo ducale d'Acquaviva che risale al secolo XIV e al tempo fu concepito come fortezza militare, mentre dal cortile interno del palazzo si può accedere alle Cisterne Romane che risalgono addirittura al III secolo avanti Cristo.

Da menzionare e comunque se ne avete la possibilità da visitare le altre chiede della cittadina, come quella imponente di San Francesco con una facciata spettacolare che si innalza dietro una meravigliosa doppia scalinata, la chiesa del Santo Spirito, la chiesa di San Nicola di Bari dove al suo interno è sito un bellissimo affresco quattrocentesco raffiguranti la Madonna col Bambino fra i Santi Rocco e Sebastiano e la Chiesa di San Giovanni Battista conosciuta come di San Domenico perchè costruita intorno al XIII e XIV secolo dai padri Domenicani.

Per terminare davvero questa improvvisata visita ad Atri non potete non affacciarvi dal Belvedere Domenico Martella (dedicato alla memoria del sindaco scomparso nel 1992 ma molto caro alla comunità del luogo), dove potete godere dello spettacolo dei Calanchi e la magnificenza della bellissa vallata del Vomano che arriva addirittura fino al Gran Sasso.


Immagini puzzle tratte da web


PROVERBIO


Avoje a ciufulià se ll’asine nin vvò’ ‘bbeve!

Traduzione letterale: Hai voglia di invogliare l'asino a bere se non vuole. (E' inutile di tentare di convincere gli stolti)




APPUNTI PER UNA LETTURA


Ogni domenica posterò sempre un brano che parla di un personaggio principale tratto dalle pagine del libro in questione….lascio a voi indovinare il titolo del libro e l'autore.....la soluzione la prossima domenica. (La soluzione della scorsa domenica era: Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino)


Appartenevo a una razza sanguigna e senza paura: una popolana di provincia, contadina, bottegaia, con una fiera praticaccia della vita e un corredo di proverbi per ogni occasione. Ma il mio carattere spigoloso e umorale contrastava con la rotondità delle mie fattezze, con la bocca morbida, rossa come corallo, rispecchiandosi invece nella gagliardia del seno, nella sicurezza degli occhi, nei miei lughi capelli corvini.

Il matrimonio l'avevo tollerato ma come si tollera una seccatura: qualcosa che ha più a che fare con la violenza che col rispetto. Dell'amore conoscevo solo quello per mia figlia e da vedova credevo che sarei stata felice nell'impavido dominio della mia solitudine.

Ma i tempi sgangherati che vissi mi confusero in una moltitudine universale di sfollati: gente sempre in marcia tra città e villaggi invasi dalla guerra e letti di granturco, mulattiere, damigiane sbrecciate e valigie di fibra. Un'umanità inevitabile di borsari neri, di prostitute, di lazzari perduti alla pietà, dannati a ripassare l'inutile inventario di ciò che si è lasciato.

Perchè la guerra è un incrudimento di tutto, una sciancatura, un rattrappirsi d'ogni senso; e non c'è nessun peccato d'origine, solo un altare di innocenze profanate, lo stupro di una figlia, gli occhi spalancati, l'urlo inutile. Un guado doloroso prima che si torni a “questa povera cosa di oscurità e di errore” senza sapere perchè sia preferibile alla morte.


TITOLO E AUTORE ( da indovinare)


Immagine web: Parziale della copertina del libro






IL VANGELO DELLA DOMENICA


XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Colore Liturgico VERDE


Mt 22, 1 – 14



In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole (ai capi dei sacerdoti e ai farisei) e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


Immagine web: Pieter Bruegel il Vecchio - Il matrimonio contadino



FRASI DEL GIORNO



Fingi che ogni giorno sia l'ultimo che splende per te, e tu accetterai con riconoscenza il giorno che non speravi più di avere.”


Orazio – Epistole




Il segreto della esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive.”


F. Dostoiewsky – I fratelli Karamazov



Le virtù hanno questo di bello, che, messe in pratica, riempiono l'anima di dolcezza e di soavità incomparabile, mentre i vizi la lasciano spossata e vinta.”


San Francesco di Sales – Introduction à la vie dèvote



Se io avessi una botteguccia

fatta di una sola stanza

vorrei mettermi a vendere

sai cosa?

La speranza.

Speranza a buon mercato!

Per u soldo ne darei

ad un solo cliente

per quanto basta per sei.

E alla povera gente

che non ha da campare

darei tutta la mia speranza

senza fargliela pagare.


Gianni RodariSperanza


Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.”


San Francesco d'Assisi






IL MOTIVO DEL GIORNO


GABRIELLA FERRI - SEMPRE 





RICETTE DI NONNA LINA


Già lo sapete, almeno chi segue questo blog, che io sono una signora di una certa età e per lo più toscana, e questa cosa della regionalità ci tengo particolarmente, si perchè quando parlo o presente ricette non posso che farvi presente le ricette della mia regione, sarei davvero stupida darvi ricette che non ne ho la minima idea e che voi che leggete conoscete benissimo ( se sono ricette dei vostri posti). Non sono una CHEF e nemmeno una famosa cuoca, io preparo pasti comuni per una tavola comune, quella di tutti i giorni e quella tipica e tradizionale. Ebbene oggi vi voglio proporre una ricetta altamente casalinga e direi anche toscanissima ....una ricetta di quelle di una volta, semplice a fare e semplice anche a mangiare.....


FARINATA DI FARINA DI MAIS CON CAVOLO E FAGIOLI

INGREDIENTI

400 gr. di farina di mais
Un mazzo di foglie di cavolo nero (circa 25) (o braschette)
Una bella cipolla
Un cucchiaio di concentrato di pomodoro
Peperoncino
Sale q.b.
300 gr. di fagioli borlotti
Olio EVO

Innanzitutto esaminiamo i fagioli, nella ricetta tipica vengono messi ( a piacere) i fagioli bianchi o cannellini, io adoro e obbligo mettere quelli borlotti perchè secondo me danno più sapore di "antico e corposo".
Prendete i fagioli (secchi) e metteteli a mollo in acqua fresca per almeno una nottata, poi la mattina dopo prima di usarli scolateli per bene.
Affettate grossolanamente una cipolla e in una pentola capiente fatela rosolare in un poco di olio EVO e un poco di peperoncino tritato, nel frattempo togliete i costoni finali al cavolo, lavatelo e poi tagliatelo a pezzetti, una volta che la cipolla è appassita, mettete il cavolo e rigirate per farlo insaporire, poi aggiungete il concentrato di pomodoro, i fagioli scolati, aggiungete abbastanza acqua da ricoprire il tutto, salate e coprite portando a ebollizione per circa una mezz'ora o comunque fino che i fagioli e le verdure non sono abbastanza molli.
Una volta che il tutto pare ben cotto, si aggiunge la farina di mais poca alla volta e sempre mescolando perchè non faccia grumi. Il tempo di cottura varia a seconda del tipo di farina, se comprate di quella tipo precotta, bastano 8 minuti altrimenti quella naturale (molto più saporita) circa una mezz'ora.
L'essenziale è che siate sempre accorti a non farla attaccare e mescolare frequentemente.
A cottura ultimata, la farinata risulta abbastanza morbida, la versate in una capiente zuppiera e la servite tiepida con l'aggiunta di un filo d'olio EVO crudo.

Un segreto delle mie nonne......quella che avanza è buonissima sbriciolata e rosolata in una padella con un poco di olio, tendete a rosolarla abbastanza....servita calda è una prelibatezza.

Nonna Lina

Photo: Errebi (Roberto Busembai)



UN POCO DI TUTTO (o quasi) SU....


FIORI E PIANTE


Ma ci avete mai pensato a come i bellissimi fiori che magari oggi vi sono stati donati, un ammiratore, un figlio, uno spasimante o chi altro oggi vi ha donato un bellissimo mazzo di rose, nell'antichità poteva essere considerato un dono non soltanto di affetto o amore ma anche di importanza culinaria. Certo è meno romantico ma in effetti fin dai tempi di Omero e dei Faraoni o addirittura dell'antichissima dinastia Ming si è sempre cercato di sfruttare le proprietà aromatiche e/o medicinali delle piante e dei relativi fiori ma anche proprietà gastronomiche o di particolari bevande (basti pensare ad oggi quanti di voi la sera prima di coricarsi si preparano un buon infuso di erbe, insomma una tisana che altro non è che un infuso di erbe o fiori essiccati.)

Nel periodo dell'impero romano era in voga prepararsi un vino profumato di rosa il “rosatum” e pure un altro all'aroma di viola mammola denominato naturalmente “ violaceum”. Questi due particolari vini erano molto graditi a l'imperatore Eliogabalo che addirittura impegnò tutta la famiglia alla ricerca di nuovi metodi per far si che questo vino accrescesse il suo particolare aroma.

Intorno all'anno Mille, gli Arabi, erano i maggiori esportatori per l'Europa per la loro acqua di rose in “concorrenza” con i Persiani che invece erano interessati al mercato della Cina e del Giappone ma non solo per questo prodotto ma anche per un altro dolcissimo sciroppo, il “giulebbe” (gul = rosa e ab=acqua) che una volta colorato divenne il più ancora famoso “alchermes” (nome che deriva appunto dal colorante arabo chermes).

I Medici ne aumentarono la gradazione con alcol e spezie fino a raggiungere il famoso e tipico liquore molto apprezzato nelle stanze Medicee, il “rosolio”.

Da non confondersi, sempre nello stesso periodo, ma in Francia, con il “rossolis”, liquore molto alcolico e dolce ottenuto dalla macerazione di rose rosse, fiori d'arancio, cannella, chiodi di garofano e alcool di gelsomino, che veniva prodotto soprattutto (e con diverse varianti) in quasi tutte le foresterie dei conventi.

Ma chi non ha mai sentito parlare dell'”acqua di melissa” molto in voga tra il seicento e il settecento ritenuta il toccasana per ogni malore come il malore o ai disturbi di gravidanza o a forti esaurimenti ecc. L'acqua di melissa ( ancor oggi esistente ma soltanto strettamente medicinale) era un liquore dal sapore abbastanza piacevole che si otteneva con la macerazione naturalmente dei fiori della melissa aggiungendovi il limone, la cannella e chiodi di garofano.

Mi raccomando quelle che vi ho presentato non sono ricette da farsi, oggi esistono varie metodologie, ci sono appositi cultori e esperti per questo, la mia è soltanto un'esposizione curiosa per far comprendere ancora di più quanto sia importante la natura che ci circonda ogni giorno.


Immagine web





L'OPERA D'ARTE DELLA DOMENICA


ANTONIO ROTTA – LA MORTE DEL PULCINO



Questo è un dipinto ad olio su tela che fu realizzato circa a metà del 1800 dal pittore Antonio Rotta, che forse pochi conoscono ma che è stato uno di quei maestri che hanno rappresentato la vita quotidiana dell'epoca con tutte le sfaccettature e profondo della moralità e del sentimento (movimento comunque tipico dell'800), e che si trova al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.

Il motivo per cui ho scelto questo particolare quadro è per sottolineare come l'innocenza e la purezza dei sentimenti abbiano presto a cambiare e maturare quando la vita li pone davanti e con mano la sua verità. Questi due splendidi bambini, bambini di ieri ma che non differiscono nell'interiorità con quelli di oggi e di sempre, bambini che forse hanno sentito parlare della morte, ma al tempo dalle favole che venivano loro raccontate, oggi pure dalle stesse favole ma soprattutto dai cartoons e film vari di cartoni, una morte aleatoria, un qualcosa che spesso nei cartoni passa quasi inosservata e poi magari non fa neppure quel vero danno che in realtà provoca. Ma quando la morte si fa viva, nella realtà, quando un bambino si trova a dover soccombere contro le volontà di una natura reale, lo strazio, il dolore, il distacco che prova è profondo e immenso e vale già questo a far sparire una buona parte di quella spensieratezza e innocenza che distinguono la sua entità di bambino. La rappresentazione di questi due bambini di fronte alla morte di un pulcino, a loro molto caro, è così straziante e vera che ne apprendiamo totalmente la drammaticità interiore dei figuranti.

Perchè ho scelto questo quadro, perchè oggi di morte ne “viviamo” tanta e in questa “tanta” ne sono spettatori, se non attori principali, i bambini, e spesso e purtroppo dimentichiamo, noi adulti, quanta maggiore sofferenza e sbigottimento essi provino.

Rotta in questo è stato davvero maestro a impressionarlo!



Roberto Busembai (errebi)



Immagine web: Antonio Rotta – La morte del pulcino ( Museo arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto)








L'ANGOLO DEI



e dei BAMBINI




OGGI IMPARIAMO A DISEGNARE......


IL PESCE ROSSO



Oggi proviamo insieme a fare un semplice e divertente disegno, il pesce rosso, quel piccolo e simpatico pesciolino che voi tutti conoscete sicuramente e che avete avuto in una boccia di vetro trasparente, o che ancora vi boccheggia da quel presunto acquario o comunque che solitamente si trova nelle vasche delle fontane di quasi tutti i parchi comunali.

Prendete un foglio di quaderno a quadroni (quadretti un poco grandi) e tracciate le linee seguendo i disegni e iniziando dal numero 1 (quello scritto in verde) e proseguendo fino al numero 8, aggiungendo sempre un qualche cosa di nuovo.

In finale potrete colorare il pesciolino come meglio credete e secondo la vostra grande fantasia...io l'ho colorato naturalmente rosso!


Immagine e disegni di Errebi (Roberto Busembai)







UN PERSONAGGIO FAMOSO DEI FUMETTI E/O CARTOONS


IL SIGNOR BONAVENTURA

di Sergio Tofano (STO)


Qui comincia l'avventura del signor Bonaventura....” quante volte da bambino rimanevo appassionato a leggere queste strisce di fumetto sul Corriere dei Piccoli, un giornalino pieno di risorse per ragazzi, tra cultura e giochi, tra serio e divertimento, e questo fumetto del grande e indimenticabile attore Sergio Tofano, di solito apriva le avventure del giornale.

Ma chi è “Bonaventura”?. E' uno dei personaggi famosi del fumetto italiano, nato dalla fantasia di un grande attore Sergio Tofano, conosciuto per il diminutivo con cui si firmava, STO, e nacque quasi per gioco intorno ai primi anni del 1900 e vide la sua prima pubblicazione sul Corriere, nel 1917. Il fumetto si articola con otto vignette dove ognuna ha una didascalia in cui racconta in poche rime e per lo più baciate, l'avventura di questo singolare signore, vestito con una marsina color rosso, un cappello a bombetta e dei bianchi e larghi pantaloni, accompagnato sempre da un fido cagnolino giallo di razza bassotto. Ogni storia inizia nel far vedere il Signor Bonaventura che essendo povero cerca di darsi da fare per sbarcare il lunario, per trovare un'occupazione per avere da sfamarsi, e in questo barcamenarsi incorre sempre in qualche miserevole e fortuito avvenimento dove la sua generosità e una serie di coincidenze fanno si che riesca sempre a togliere dai guai o addirittura salvare qualche benestante, il quale lo ricompensa in finale con un enorme foglio del valore di “un milione” che nel dopoguerra divenne “un miliardo”.

Storie e disegni semplici, ma che colpiscono proprio per la loro naturale semplicità, nell'animo e esprimono sempre quel senso di rispetto e di comprensione, di soccorso e di compenso che caratterizzano il principio di alcuni importanti valori della vita.


Roberto Busembai (errebi)


Immagini web. “ Alcune pagine del Corriere dei Piccoli con il fumetto di STO “ Il signor Bonaventura”






Segni zodiacali del mese: BILANCIA dal 23/9 al 22/10



SCORPIONE dal 23/10 al 21/11



ALMANACUS DOMENICALE - 5 NOVEMBRE

ALMANACUS DELLA DOMENICA Oggi è Domenica 5 Novembre quarantaquattresima settimana dell'anno e prima del mese Il sole sorge alle 06:46 e ...