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ALMANACUS DOMENICALE - 15 OTTOBRE

ALMANACUS DELLA DOMENICA


Oggi è Domenica 15 Ottobre quarantunesima settimana dell'anno e terza del mese

Il sole sorge alle 07:21 e tramonta alle 18:30

La Luna sorge alle 07:56 e tramonta alle 18:47

Fase Lunare : Luna Nuova

La prossima luna piena ci sarà il 28 Ottobre



SCOPRIRE L'ITALIA


ATRI (TE) 




Nonostante il suo nome risalga ad alcuni secoli prima di Cristo, con il nome di Hatria, questo bellissimo borgo sito al limite di una collina e che si affaccia sull'Adriatico, ha ancora un fascino particolare che non dimostra affatto tutti questi anni.

Atri è un borgo per il quale vale la pena almeno una volta nella vita visitare, perchè al di la delle sue attrazioni naturalistiche come i Calanchi e la sua notorietà per un prodotto alimentare davvero interessante quale è la liquirizia, ma soprattutto e anche per ammirare quella che è stata definita la Cappella Sistina d'Abruzzo, ovvero quel meraviglioso ciclo di affreschi di Andrea De Litio, affreschi suddivisi in 21 scene (raccontano la vita di Gesù e di Maria) che formano una delle massime espressioni artistiche in quel periodo fausto del Rinascimento.

Questa meraviglia si trova nel Coro dei Canonici nella Basilica di Santa Maria Assunta sita nella piazza principale del borgo.

La basilica fu edificata intorno alla metà del XII secolo e secondo la storia proprio sopra le rovine di un antichissimo tempio dedicato a Ercole, ha una facciata in pietra d'Istria da cui emerge un ampio rosone. E' da sottolineare la presenza anche di una Porta Santa, una delle tre presenti nel mondo oltre Roma e l'Aquila ed ogni anno, nel periodo di agosto, viene ripetuta la sacra cerimonia dell'apertura.

Appena a destra della Basilica non si può non visitare l'adiacente e molto più piccola chiesa di Santa Reparata dove all'interno rimarrete sicuramente sbalorditi per il sontuoso baldacchino ligneo posto sopra l'altare maggiore realizzato intorno al 1600 e molto somigliante a quello del più famoso Bernini nella Basilica di San Pietro a Roma.

Sempre nella piazza del Duomo e proprio davanti alla facciata della Basilica di Santa Maria abbiamo d'ammirare il Teatro comunale che intorno al 1867 prese il posto della chiesa di Sant'Andrea, e all'interno potrete ammirare le volte dipinte con figure allegoriche femminili quali la Poesia e la Lirica mentre la volta della Platea è interamente affrescata da un cielo turchino dove vola la musa della musica su un cocchio di cavalli alati.

Sempre nella grande piazza si affaccia anche il Palazzo Mambelli, abitazione ottocentesca che appartenne al filosofo e matematico Ariodante Mambelli, dove al suo interno sono presenti mobili storici, affreschi e un'interessante collezione di lettere e documenti storici.

Un'altra grande e importante piazza è Piazza Duchi d'Acquaviva dove si affacciano dei bellissimi edifici residenziali tra cui il più importante è il palazzo ducale d'Acquaviva che risale al secolo XIV e al tempo fu concepito come fortezza militare, mentre dal cortile interno del palazzo si può accedere alle Cisterne Romane che risalgono addirittura al III secolo avanti Cristo.

Da menzionare e comunque se ne avete la possibilità da visitare le altre chiede della cittadina, come quella imponente di San Francesco con una facciata spettacolare che si innalza dietro una meravigliosa doppia scalinata, la chiesa del Santo Spirito, la chiesa di San Nicola di Bari dove al suo interno è sito un bellissimo affresco quattrocentesco raffiguranti la Madonna col Bambino fra i Santi Rocco e Sebastiano e la Chiesa di San Giovanni Battista conosciuta come di San Domenico perchè costruita intorno al XIII e XIV secolo dai padri Domenicani.

Per terminare davvero questa improvvisata visita ad Atri non potete non affacciarvi dal Belvedere Domenico Martella (dedicato alla memoria del sindaco scomparso nel 1992 ma molto caro alla comunità del luogo), dove potete godere dello spettacolo dei Calanchi e la magnificenza della bellissa vallata del Vomano che arriva addirittura fino al Gran Sasso.


Immagini puzzle tratte da web


PROVERBIO


Avoje a ciufulià se ll’asine nin vvò’ ‘bbeve!

Traduzione letterale: Hai voglia di invogliare l'asino a bere se non vuole. (E' inutile di tentare di convincere gli stolti)




APPUNTI PER UNA LETTURA


Ogni domenica posterò sempre un brano che parla di un personaggio principale tratto dalle pagine del libro in questione….lascio a voi indovinare il titolo del libro e l'autore.....la soluzione la prossima domenica. (La soluzione della scorsa domenica era: Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino)


Appartenevo a una razza sanguigna e senza paura: una popolana di provincia, contadina, bottegaia, con una fiera praticaccia della vita e un corredo di proverbi per ogni occasione. Ma il mio carattere spigoloso e umorale contrastava con la rotondità delle mie fattezze, con la bocca morbida, rossa come corallo, rispecchiandosi invece nella gagliardia del seno, nella sicurezza degli occhi, nei miei lughi capelli corvini.

Il matrimonio l'avevo tollerato ma come si tollera una seccatura: qualcosa che ha più a che fare con la violenza che col rispetto. Dell'amore conoscevo solo quello per mia figlia e da vedova credevo che sarei stata felice nell'impavido dominio della mia solitudine.

Ma i tempi sgangherati che vissi mi confusero in una moltitudine universale di sfollati: gente sempre in marcia tra città e villaggi invasi dalla guerra e letti di granturco, mulattiere, damigiane sbrecciate e valigie di fibra. Un'umanità inevitabile di borsari neri, di prostitute, di lazzari perduti alla pietà, dannati a ripassare l'inutile inventario di ciò che si è lasciato.

Perchè la guerra è un incrudimento di tutto, una sciancatura, un rattrappirsi d'ogni senso; e non c'è nessun peccato d'origine, solo un altare di innocenze profanate, lo stupro di una figlia, gli occhi spalancati, l'urlo inutile. Un guado doloroso prima che si torni a “questa povera cosa di oscurità e di errore” senza sapere perchè sia preferibile alla morte.


TITOLO E AUTORE ( da indovinare)


Immagine web: Parziale della copertina del libro






IL VANGELO DELLA DOMENICA


XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO


Colore Liturgico VERDE


Mt 22, 1 – 14



In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole (ai capi dei sacerdoti e ai farisei) e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


Immagine web: Pieter Bruegel il Vecchio - Il matrimonio contadino



FRASI DEL GIORNO



Fingi che ogni giorno sia l'ultimo che splende per te, e tu accetterai con riconoscenza il giorno che non speravi più di avere.”


Orazio – Epistole




Il segreto della esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive.”


F. Dostoiewsky – I fratelli Karamazov



Le virtù hanno questo di bello, che, messe in pratica, riempiono l'anima di dolcezza e di soavità incomparabile, mentre i vizi la lasciano spossata e vinta.”


San Francesco di Sales – Introduction à la vie dèvote



Se io avessi una botteguccia

fatta di una sola stanza

vorrei mettermi a vendere

sai cosa?

La speranza.

Speranza a buon mercato!

Per u soldo ne darei

ad un solo cliente

per quanto basta per sei.

E alla povera gente

che non ha da campare

darei tutta la mia speranza

senza fargliela pagare.


Gianni RodariSperanza


Cominciate a fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile.”


San Francesco d'Assisi






IL MOTIVO DEL GIORNO


GABRIELLA FERRI - SEMPRE 





RICETTE DI NONNA LINA


Già lo sapete, almeno chi segue questo blog, che io sono una signora di una certa età e per lo più toscana, e questa cosa della regionalità ci tengo particolarmente, si perchè quando parlo o presente ricette non posso che farvi presente le ricette della mia regione, sarei davvero stupida darvi ricette che non ne ho la minima idea e che voi che leggete conoscete benissimo ( se sono ricette dei vostri posti). Non sono una CHEF e nemmeno una famosa cuoca, io preparo pasti comuni per una tavola comune, quella di tutti i giorni e quella tipica e tradizionale. Ebbene oggi vi voglio proporre una ricetta altamente casalinga e direi anche toscanissima ....una ricetta di quelle di una volta, semplice a fare e semplice anche a mangiare.....


FARINATA DI FARINA DI MAIS CON CAVOLO E FAGIOLI

INGREDIENTI

400 gr. di farina di mais
Un mazzo di foglie di cavolo nero (circa 25) (o braschette)
Una bella cipolla
Un cucchiaio di concentrato di pomodoro
Peperoncino
Sale q.b.
300 gr. di fagioli borlotti
Olio EVO

Innanzitutto esaminiamo i fagioli, nella ricetta tipica vengono messi ( a piacere) i fagioli bianchi o cannellini, io adoro e obbligo mettere quelli borlotti perchè secondo me danno più sapore di "antico e corposo".
Prendete i fagioli (secchi) e metteteli a mollo in acqua fresca per almeno una nottata, poi la mattina dopo prima di usarli scolateli per bene.
Affettate grossolanamente una cipolla e in una pentola capiente fatela rosolare in un poco di olio EVO e un poco di peperoncino tritato, nel frattempo togliete i costoni finali al cavolo, lavatelo e poi tagliatelo a pezzetti, una volta che la cipolla è appassita, mettete il cavolo e rigirate per farlo insaporire, poi aggiungete il concentrato di pomodoro, i fagioli scolati, aggiungete abbastanza acqua da ricoprire il tutto, salate e coprite portando a ebollizione per circa una mezz'ora o comunque fino che i fagioli e le verdure non sono abbastanza molli.
Una volta che il tutto pare ben cotto, si aggiunge la farina di mais poca alla volta e sempre mescolando perchè non faccia grumi. Il tempo di cottura varia a seconda del tipo di farina, se comprate di quella tipo precotta, bastano 8 minuti altrimenti quella naturale (molto più saporita) circa una mezz'ora.
L'essenziale è che siate sempre accorti a non farla attaccare e mescolare frequentemente.
A cottura ultimata, la farinata risulta abbastanza morbida, la versate in una capiente zuppiera e la servite tiepida con l'aggiunta di un filo d'olio EVO crudo.

Un segreto delle mie nonne......quella che avanza è buonissima sbriciolata e rosolata in una padella con un poco di olio, tendete a rosolarla abbastanza....servita calda è una prelibatezza.

Nonna Lina

Photo: Errebi (Roberto Busembai)



UN POCO DI TUTTO (o quasi) SU....


FIORI E PIANTE


Ma ci avete mai pensato a come i bellissimi fiori che magari oggi vi sono stati donati, un ammiratore, un figlio, uno spasimante o chi altro oggi vi ha donato un bellissimo mazzo di rose, nell'antichità poteva essere considerato un dono non soltanto di affetto o amore ma anche di importanza culinaria. Certo è meno romantico ma in effetti fin dai tempi di Omero e dei Faraoni o addirittura dell'antichissima dinastia Ming si è sempre cercato di sfruttare le proprietà aromatiche e/o medicinali delle piante e dei relativi fiori ma anche proprietà gastronomiche o di particolari bevande (basti pensare ad oggi quanti di voi la sera prima di coricarsi si preparano un buon infuso di erbe, insomma una tisana che altro non è che un infuso di erbe o fiori essiccati.)

Nel periodo dell'impero romano era in voga prepararsi un vino profumato di rosa il “rosatum” e pure un altro all'aroma di viola mammola denominato naturalmente “ violaceum”. Questi due particolari vini erano molto graditi a l'imperatore Eliogabalo che addirittura impegnò tutta la famiglia alla ricerca di nuovi metodi per far si che questo vino accrescesse il suo particolare aroma.

Intorno all'anno Mille, gli Arabi, erano i maggiori esportatori per l'Europa per la loro acqua di rose in “concorrenza” con i Persiani che invece erano interessati al mercato della Cina e del Giappone ma non solo per questo prodotto ma anche per un altro dolcissimo sciroppo, il “giulebbe” (gul = rosa e ab=acqua) che una volta colorato divenne il più ancora famoso “alchermes” (nome che deriva appunto dal colorante arabo chermes).

I Medici ne aumentarono la gradazione con alcol e spezie fino a raggiungere il famoso e tipico liquore molto apprezzato nelle stanze Medicee, il “rosolio”.

Da non confondersi, sempre nello stesso periodo, ma in Francia, con il “rossolis”, liquore molto alcolico e dolce ottenuto dalla macerazione di rose rosse, fiori d'arancio, cannella, chiodi di garofano e alcool di gelsomino, che veniva prodotto soprattutto (e con diverse varianti) in quasi tutte le foresterie dei conventi.

Ma chi non ha mai sentito parlare dell'”acqua di melissa” molto in voga tra il seicento e il settecento ritenuta il toccasana per ogni malore come il malore o ai disturbi di gravidanza o a forti esaurimenti ecc. L'acqua di melissa ( ancor oggi esistente ma soltanto strettamente medicinale) era un liquore dal sapore abbastanza piacevole che si otteneva con la macerazione naturalmente dei fiori della melissa aggiungendovi il limone, la cannella e chiodi di garofano.

Mi raccomando quelle che vi ho presentato non sono ricette da farsi, oggi esistono varie metodologie, ci sono appositi cultori e esperti per questo, la mia è soltanto un'esposizione curiosa per far comprendere ancora di più quanto sia importante la natura che ci circonda ogni giorno.


Immagine web





L'OPERA D'ARTE DELLA DOMENICA


ANTONIO ROTTA – LA MORTE DEL PULCINO



Questo è un dipinto ad olio su tela che fu realizzato circa a metà del 1800 dal pittore Antonio Rotta, che forse pochi conoscono ma che è stato uno di quei maestri che hanno rappresentato la vita quotidiana dell'epoca con tutte le sfaccettature e profondo della moralità e del sentimento (movimento comunque tipico dell'800), e che si trova al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.

Il motivo per cui ho scelto questo particolare quadro è per sottolineare come l'innocenza e la purezza dei sentimenti abbiano presto a cambiare e maturare quando la vita li pone davanti e con mano la sua verità. Questi due splendidi bambini, bambini di ieri ma che non differiscono nell'interiorità con quelli di oggi e di sempre, bambini che forse hanno sentito parlare della morte, ma al tempo dalle favole che venivano loro raccontate, oggi pure dalle stesse favole ma soprattutto dai cartoons e film vari di cartoni, una morte aleatoria, un qualcosa che spesso nei cartoni passa quasi inosservata e poi magari non fa neppure quel vero danno che in realtà provoca. Ma quando la morte si fa viva, nella realtà, quando un bambino si trova a dover soccombere contro le volontà di una natura reale, lo strazio, il dolore, il distacco che prova è profondo e immenso e vale già questo a far sparire una buona parte di quella spensieratezza e innocenza che distinguono la sua entità di bambino. La rappresentazione di questi due bambini di fronte alla morte di un pulcino, a loro molto caro, è così straziante e vera che ne apprendiamo totalmente la drammaticità interiore dei figuranti.

Perchè ho scelto questo quadro, perchè oggi di morte ne “viviamo” tanta e in questa “tanta” ne sono spettatori, se non attori principali, i bambini, e spesso e purtroppo dimentichiamo, noi adulti, quanta maggiore sofferenza e sbigottimento essi provino.

Rotta in questo è stato davvero maestro a impressionarlo!



Roberto Busembai (errebi)



Immagine web: Antonio Rotta – La morte del pulcino ( Museo arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto)








L'ANGOLO DEI



e dei BAMBINI




OGGI IMPARIAMO A DISEGNARE......


IL PESCE ROSSO



Oggi proviamo insieme a fare un semplice e divertente disegno, il pesce rosso, quel piccolo e simpatico pesciolino che voi tutti conoscete sicuramente e che avete avuto in una boccia di vetro trasparente, o che ancora vi boccheggia da quel presunto acquario o comunque che solitamente si trova nelle vasche delle fontane di quasi tutti i parchi comunali.

Prendete un foglio di quaderno a quadroni (quadretti un poco grandi) e tracciate le linee seguendo i disegni e iniziando dal numero 1 (quello scritto in verde) e proseguendo fino al numero 8, aggiungendo sempre un qualche cosa di nuovo.

In finale potrete colorare il pesciolino come meglio credete e secondo la vostra grande fantasia...io l'ho colorato naturalmente rosso!


Immagine e disegni di Errebi (Roberto Busembai)







UN PERSONAGGIO FAMOSO DEI FUMETTI E/O CARTOONS


IL SIGNOR BONAVENTURA

di Sergio Tofano (STO)


Qui comincia l'avventura del signor Bonaventura....” quante volte da bambino rimanevo appassionato a leggere queste strisce di fumetto sul Corriere dei Piccoli, un giornalino pieno di risorse per ragazzi, tra cultura e giochi, tra serio e divertimento, e questo fumetto del grande e indimenticabile attore Sergio Tofano, di solito apriva le avventure del giornale.

Ma chi è “Bonaventura”?. E' uno dei personaggi famosi del fumetto italiano, nato dalla fantasia di un grande attore Sergio Tofano, conosciuto per il diminutivo con cui si firmava, STO, e nacque quasi per gioco intorno ai primi anni del 1900 e vide la sua prima pubblicazione sul Corriere, nel 1917. Il fumetto si articola con otto vignette dove ognuna ha una didascalia in cui racconta in poche rime e per lo più baciate, l'avventura di questo singolare signore, vestito con una marsina color rosso, un cappello a bombetta e dei bianchi e larghi pantaloni, accompagnato sempre da un fido cagnolino giallo di razza bassotto. Ogni storia inizia nel far vedere il Signor Bonaventura che essendo povero cerca di darsi da fare per sbarcare il lunario, per trovare un'occupazione per avere da sfamarsi, e in questo barcamenarsi incorre sempre in qualche miserevole e fortuito avvenimento dove la sua generosità e una serie di coincidenze fanno si che riesca sempre a togliere dai guai o addirittura salvare qualche benestante, il quale lo ricompensa in finale con un enorme foglio del valore di “un milione” che nel dopoguerra divenne “un miliardo”.

Storie e disegni semplici, ma che colpiscono proprio per la loro naturale semplicità, nell'animo e esprimono sempre quel senso di rispetto e di comprensione, di soccorso e di compenso che caratterizzano il principio di alcuni importanti valori della vita.


Roberto Busembai (errebi)


Immagini web. “ Alcune pagine del Corriere dei Piccoli con il fumetto di STO “ Il signor Bonaventura”






Segni zodiacali del mese: BILANCIA dal 23/9 al 22/10



SCORPIONE dal 23/10 al 21/11



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