ALMANACUS LUCIO DALLA
ALMANACUS
IERI AVVENNE
“80 ANNI”
Siamo quasi certi e sicuri che un mito, benchè umano, in carne e ossa , non debba mai morire, almeno fisicamente, e invece questa certezza già troppe volte l'abbiamo dovuta sfatare e per questo soffrirne maggiormente e sentire sempre e comunque un'assoluta e perenne mancanza. Non ci sono bastati gli addii di Marco Pantani, di Lucio Battisti, di Ayrton Senna, di Mango, di Enzo Jannacci e Pino Daniele a seguire, ed ecco che a ciel sereno, ovvero a notte fonda dopo un grande concerto, il mito assoluto della musica italiana per non dire internazionale, Lucio Dalla, viene materialmente e fisicamente a mancare. Non sì è udito lo squarcio ma silenziosamente si è verificato in ogni cuore.
Era nato, come oggi, nel 1943 e destino volle che fosse anche il titolo di una sua canzone, che lui aveva intitolato “Gesù Bambino”, ma la censura “bigotta” degli anni '60, la trasformò alla sbrigativa (pure mancanza di idee) con la data di nascita dell'interprete.....inconsapevoli (meno male!) di farne una “fortuna” per Lucio.
GLI ALBUM e singoli
Fare una cronologia perfetta degli album e dei singoli di Lucio Dalla, è ormai cosa che la ritroviamo in ogni sito, in ogni libro a lui dedicato o in ogni format o altro che parli di musica, ma io invece vorrei citarne alcuni che a mio insindacabile parere sono quelli che ritengo degni di una valutazione particolare, sono quelli che hanno, se non altro, segnato la progressiva notorietà dell'artista, ma soprattutto sono quelli che hanno caratterizzato il suo sempre pronto cambiamento e il suo irrefrenabile desiderio di mettersi alla prova e essere sempre e comunque al passo dei tempi.
L'inizio 1999 il Dalla completamente musicista, una musica popolare e sofferta del jazz, un clarinetto dono dei genitori che fu per lui la scoperta musicale, un connubio e prima conoscenza imprenditoriale con il “pazzo” (così lo definiva Dalla) Gino Paoli che lo portò a Sanremo con la canzone (frana totale) Paff-Bum (inserita in questo album) ….ma del resto gareggiava con gli allora idoli stranieri gli Yardbirds!
(Notare l'attesa di cantare! Assolutamente unico!)
- Ebbe un grossissimo successo; ancora oggi (riferendosi al periodo di quando parla, 1977) se mi viene in mente di cantarla viene giù il teatro. Eppure l'ho odiata in una maniera tale! Proprio perchè sentivo che non c'era niente di me. Venne fuori perchè trovai un bella frase armonica, poi Bardotti ci mise questo testo roboante.
O.K. Da Terre di Gabiola Questa la nomino perchè non si può non citare la magica e irrefrenabile ricerca musicale quasi all'avanguardia di questo grande artista, un motivo quasi assolutamente musicale pieno di invenzioni ritmiche che comunque furono rovinate da un missaggio spaventoso dovuto alla pochissima cura con cui venivano fatti allora i dischi.
In questo album c'è una canzone “Due ragazzi” che io ritengo l'anticipazione del poi grande, romantico, moderno canto d'amore di “Anna e Marco”.
A LUCIO DALLA
“Anch'io quante volte da bambino ho chiesto aiuto
Quante volte da solo mi sono perduto
Quante volte ho pianto e sono caduto
Guardando le stelle ho chiesto di capire
Come entrare nel mondo dei grandi senza paura, paura di morire
Come uno zingaro seduto su un muro
Gli occhi nel cielo puntati sul futuro
Uh oh, uh uh oh, oh, mmh”
Lucio Dalla – Il parco della luna
Non ho mai avuto la fortuna di stringere la mano a Lucio Dalla, anche se l'avrei desiderato ardentemente, e nonostante abbia seguito quasi tutti i suoi concerti, a volte quasi a toccarlo, non ho mai avuto la volontà ferrea di “disturbarlo” e forse in tutto questo un motivo vero e profondo doveva pur esserci, non esisteva che io dal carattere forte e deciso, sempre disinvolto e con una leggera “sfacciataggine” con la quale ho avuto la possibilità, la fortuna (forse) pure, di avvicinare, conoscere e parlare con vari artisti sia di teatro che di musica, non esisteva che con colui che amavo all'infinito ( amo, scusate il passato, perchè per me Dalla è ancora vivo) non avessi mai avuto un “contatto” diretto.
Ho avuto un'infanzia particolare, madre perduta alla mia nascita, primi 5 anni vissuti in un'altra famiglia, ritornato con mio padre e vissuto con matrigna, assolutamente asociale verso i “miei” quasi da odiare (almeno per quel periodo adolescenziale, poi la maturità del tempo mi ha fatto capire e cambiare) e in questa avversità la mia unica salvezza interiore e personale divenne la musica, scoperta con il “giradischi” a scatola che mio fratello (10 anni più grande di me) aveva e sul quale non faceva altro che passare quei dischi neri e piccolini (45 giri) dell'allora già famosi Beatles. Musica che io avevo appreso e scoperto, in solitario e celato ascolto, sempre da mio fratello che faceva il batterista in un allora mitico gruppo misto jazz -beat. Musica e soprattutto canzoni che amavo sentire in solitaria, nella mia cameretta, alla radio e poi la scoperta di Sanremo alla televisione che andavo a vedere in casa di altri. E in questo mia “fascinazione” musicale, l'avvicinarsi a uno strumento musicale fu un tutt'uno e scelsi quella che allora era la più famosa, la più comune e la più “portatile”, la chitarra. La chitarra come compagna personale, la musica a mio piacimento e quando mi andava di ascoltare.
Era il 1966, Sanremo in bianco e nero alla televisione, e io undicenne che guardavo ammirato e emozionato come sempre, ecco che appare quel “nanetto” tutto barba e capello nero, che gesticola, che si picchia la mano sulla gamba, insomma quel tipo “diverso” e particolare che mi rapì, non so descrivere come, o forse rivedevo e provavo in lui una sottile libertà d'evasione e un menefreghismo delle congetture sanremesi e nazionali, e forse, lo penso ora, vedevo in lui quel mistero che avrei dovuto e voluto io per “cambiare” la mia situazione, o meglio ancora, vidi in lui la “salvezza, la mia ancòra di gioia e libertà. Era nata la simbiosi di Dalla.
La sua squalifica per me fu un dolore enorme, penai come se fossi io stesso l'escluso, l'incompreso.
E...Dalla è stato per me il fulcro di ogni cosa, la strada da seguire, le sue canzoni sono state per me le parole d'insegnamento, il sottofondo dei miei amori, dei miei dolori, delle mie stesse felicità, i suoi concerti, spesso difficili da raggiungere per parteciparvi, altri anche costosi per uno studente operaio, ma sempre presente, tanto che una volta in una discoteca del luogo, io e un mio amico di allora, facemmo sforzi sovrumani per avere un biglietto e ritrovarsi a cospetto, dico a cospetto, di Lucio con la papalina che ci cantava a due passi, seduto con davanti, unica separazione, la tastiera che suonava!
Tanti ricordi e tante passioni, tanti sogni e anche delusioni, ma serbo ancora come unicità personale il concerto di Banana Republic con De Gregori e Ron, il concerto di Dalla Morandi il binomio perfetto dei miei unici e grandi amori musicali.
Ho scritto questa, che forse non importa a nessuno, e non dà nessuna notizia particolare, accenna comunque a un amore, l'amore che possiedo per Dalla, che il giorno del suo funerale non ho voluto partecipare perchè l'età anche per me è già avanzata e sicuramente sarei morto di crepacuore, per Dalla che non ho potuto incontrare ma sicuramente non l'ho voluto per la casualità di una delusione, tanto era troppo il mio “costruito” amore.
Così termino come lui invece inizia una sua grande canzone.....Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po”.
Errebi (Roberto Busembai)
Disegno Errebi
ALCUNE COSE DETTE DA LUCIO
(Parlando della madre)“Era una persona molto creativa; innanzitutto non si è mai opposta al fatto che io facessi questo lavoro qua, nonostante avessi cominciato a quindici anni, giovanissimo. Avevo cominciato a suonare insieme a Pupi Avati per esempio, con Chet Baker, con grandi musicisti. Lei era molto soddisfatta di questo. Tant’è che quando dovetti scegliere se lasciare la scuola in quinta ginnasio per andare a suonare a Roma, fu lei a togliermi i dubbi e a convincermi ad andare. Diceva: «Meglio avere un artista che un bidello di scuola»”.
Intervista a Le invasioni barbariche, La 7, 28 novembre 2008
“Ho un solo ricordo brutto di Sanremo: ero vicino di camera di Tenco, la notte che si suicidò. Anzi, non ho quasi ricordi. Fui io a dare l’allarme, a capire che stava male. Ma non avevo capito tutto, pensavo avesse bevuto. Poi arrivarono i medici e i carabinieri, il piano fu sgomberato, cambiai stanza. Il resto l’ho rimosso”.
La Stampa, 2 marzo 2003
“Nella mia vita ho avuto solamente due miti, un po’ diversi tra di loro. Uno è stato Ezio Pascutti, ala sinistra del Bologna, l’unico – insieme a Sean Connery – al quale ho chiesto un autografo nella mia vita. L’altro mito che ho avuto, un po’ più da adulto, è stato Gino Paoli. Paoli e Tenco sono le due grandi realtà storiche della nostra musica… un po’ casuali se ci pensiamo, perché non è che Gino fosse un grande musicista o un grande poeta, è stato però il più grande scrittore di canzoni in Italia… insieme a Tenco”.
Intervista a Pop, Rai 5, 22 aprile 2012.
CIAO
Commenti
Posta un commento