ACCADDE OGGI

LUNEDI' 20 FEBBRAIO

Oggi è Lunedì 20 Febbraio 2023 della terza settimana di Febbraio e ottava di questo anno.

Il sole sorge alle 6:58e tramonta alle 17:49

La luna tram. 18:05 e sorge alle 07:26

La prossima luna piena ci sarà 7 Marzo


IERI AVVENNE


LEGGE MERLIN


Già dal 1948, la senatrice socialista Lina Merlin aveva presentato un disegno di legge sull'abbattimento delle così dette “case chiuse” ovvero case di tolleranza ma l'iter burocratico e le forze governative contrarie resero dura l'approvazione e ci vollero ben dieci anni per arrivare alla definitiva approvazione (20 febbraio 1958), spinta e voluta soprattutto dall'America in quanto per poter entrare nell'Onu l'Italia, come del resto gli altri stati mondiali, dovevano sopperire questa usanza di prostituzione legale e statale.

Le “case chiuse” al momento dell'avvenuta approvazione di chiusura totale erano in Italia più di 560 e ospitavano un numero esorbitante di meretrici circa 2700. Ogni casa di tolleranza aveva il suo tariffario affisso all'ingresso e variava a seconda dei servizi che venivano procurati e anche dalla tipologia più o meno decorosa della casa stessa. Da notare la regola fissa per ogni casa, il tariffario ridotto per studenti e militari!

Con la legge Merlin venne meno anche la schedatura sanitaria, la prostituzione non veniva più configurata come reato perchè che la esercitava non aveva più la cosiddetta schedatura sanitaria obbligatoria invece nelle “case”.


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INAUGURATO IL METROPOLITAN MUSEUM OF ART DI NEW YORK


Con il sostegno di un dirigente delle ferrovie, John Taylor Johnston, che mise a disposizione la sua vasta collezione privata di opere d'arte e con l'appoggio dell'editore George Palmer Putnam che assunse la carica di Sovrintendente sorge (20 febbraio 1872) in un palazzo al n.681 della Quinta Strada il Metropolitan Museum of Art (solitamente conosciuto come Met), dotato allora di un sarcofago romano di pietra e di 174 dipinti .

Nel tempo accrebbe sempre di più d'importanza anche dovuta all'acquisto da parte del Museum di una collezione di antichità cipriote di Luigi Palma di Cesnola, da costringere perciò a dove cambiare residenza, prima nella Douglas Mansion ad ovest della Quattordicesima Strada, poi, vista l'aggiunta sempre più intensiva di opere, il Museum riuscì a edificare la sua sede (permanente e attuale) a lato est del Central Park avendo avuta l'opportunità di comprarvi un pezzo di terreno.


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DA MENZIONARE


LA PRIMA DEL BARBIERE DI SIVIGLIA


E' vero il proverbio che “Non tutte le ciambelle vengono con il buco” e questo può accadere anche a famosi e notori personaggi, come è accaduto in questo giorno del 1816 alla prima dell'opera “Il barbiere di Siviglia” del grande compositore e musicista maestro Gioachino Rossini.

La sera del 20 febbraio era in programma al teatro Torre Argentina di Roma una nuova opera del già famoso (anche se giovanissimo) Rossini, opera che andava a contornare un programma dedito alla stagione di Carnevale del 1816, un'opera che si basava da uno scritto originale di Pierre Caron De Beaumarchais del '700 e che aveva già notorietà in un adattamento del più famoso Giovanni Paisiello, “Il barbiere di Siviglia”.

Rossini per non incorrere in gravi discussioni aveva cercato di farne una nuova versione apportando anche nuove situazioni e pure nel titolo che invece del classico lo cambiò in “Almaviva, o sia l'inutile precauzione”.

Ma tutto questo non bastò a far si che la sua “prima” ne uscisse trionfale, infatti oltre ai fischi e agli urli che si protrassero per tutta la rappresentazione vari furono gli accadimenti che si verificarono sulle scene, come l'inciampo di “Don Basilio” che gli procurò una lesione al naso con evidente fuoriuscita di sangue, le corde della chitarra del tenore che rappresentava “Almaviva” che si strapparono e dulcis in fondo l'improvvisa entrata in scena di un gatto nero che spaventò la soprano Righetti-Giorgi.

Ci fu un vero complotto contro quella che poi fu considerata una delle più belle e armoniose opere italiane che mai fossero state scritte (parole dette personalmente al giovane Rossini da parte di Ludwig van Beethoven), un complotto per boicottare l'opera forse attuato da Paisiello che avrebbe avuto paura del forte successo di Rossini tanto da offuscare la sua opera, da parte dell'impresario del Teatro Valle, che aveva fondamenta poco distante dal Torre Argentina e che con un successo dell'opera avrebbe offuscato la sua concorrenza e altri ancora. Di certo non c'è niente e sono solo supposizioni del tempo ma l'affronto subito dal giovane musicista fu grande nonostante avesse fatto di tutto per prevenirlo.

Ma vale la pena di pensare che se tanto da tanto, ben venga al fiasco se poi il successo, dopo, è interplanetario.

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MUORE NEREO ROCCO


Il popolare allenatore di calcio, Nereo Rocco (quello del grande Padova e del Milan di Rivera) muore a Torino il 20 febbraio del 1979 per problematiche cardiache.

Nereo Rocco non era il solito allenatore che cerca nel giocatore di sfruttare al massimo le sue potenzialità e di scoprirne di nuove, di incitarlo e sobissarlo di critiche o di elogi a seconda delle prestazioni più o meno valide, Rocco era un padre verso i giocatori, un vero signore che pareva quasi chiedere “scusa” ad ogni suo rimprovero o ammonizione. A Nereo Rocco il giocatore dava tutto se stesso sollecitato dalla sua comprensione umana e non soltanto di tattica. Amava i bambini e i giocatori pur adulti erano per lui ancora tali da doverli rispettare, comprendere e soprattutto aiutare. Un grande uomo, oltre che allenatore. Rocco non era solo il paròn Nereo era anche e soprattutto la squadra intera.


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IL SANTO DEL GIORNO – SANT'ELEUTERIO VESCOVO


Nel secolo VI, in un capitolo di storia dominato dalla barbarie dei Franchi invasori e idolatri e anche da figure altamente cristiane redente come Re Clodoveo, o il grande San Remigio, vescovo di Reims che fu l'evangelizzatore della Francia, nasce a Tournai Sant'Eleuterio.

Da piccolo un suo compagno di giuoco, Medardo, gli predisse che a presto lui sarebbe divenuto Vescovo, una predizione che nel contesto di quei tempi pareva avversa, la cristianità della Chiesa francese era debole nei confronti dell'invasori barbarici, si dipendeva soltanto dal loro re e dalle sue ardite gesta, la forza della spada prima della croce.

Eleuterio fu eletto Vescovo di Tournai dieci anni prima che il Re Clodoveo si convertisse facendo si che tutto il popolo seguisse il suo volere, e si prodigò per la conversione dei Franchi anche se al tempo la dottrina cristiana rasentava la credenza di eresia da mischiare falsi credenti ovvero i mal convertiti che ancora idolatri non riuscivano a riconoscere la vera parola. Ed è in questa assurda ortodossia che Sant'Eleuterio nel 531, dopo la conversione del Re, fu ucciso da quegli stessi falsi convertiti, martire della sua stessa dottrina.

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PENSIERI, MASSIME E AFORISMI


La musica è rivelazione più alta che ogni saggezza e filosofia”

Ludwig van Beethoven


La musica è il vapore dell'arte. Sta alla poesia, come il sogno sta al pensiero, come il fluido sta al liquido, come l'oceano delle nuvole sta all'oceano delle onde. E' l'indefinito nell'infinito.”

Victor Hugo – “W.Shakespeare”


L'uomo che non ha musica in se stesso nè è commosso

dall'armonia di dolci suoni, è capace di tradimenti, insidie

e ruberie.”

W.Shakespeare – “Merchant of Venice, Act V”


La musica, quando è amalgamata con una idea piacevole,

è poesia; musica senza l'idea è semplicemente musica:

l'idea senza musica è prosa per la sua stessa definitezza.”

Edgal Allan Poe - “Letter to Mr....”


Dove cessa la lingua comincia la musica.”

Ernst Theodor Amadeus Hoffmann


UN FIORE AL GIORNO

MUSICA – FIORE DELL'AVENA


Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Somiglia alla tua vita
La vita del pastore.
Sorge in sul primo albore
Move la greggia oltre pel campo, e vede
Greggi, fontane ed erbe;
Poi stanco si riposa in su la sera:
Altro mai non ispera.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?


Vecchierel bianco, infermo,
Mezzo vestito e scalzo,
Con gravissimo fascio in su le spalle,
Per montagna e per valle,
Per sassi acuti, ed alta rena, e fratte,
Al vento, alla tempesta, e quando avvampa
L’ora, e quando poi gela,
Corre via, corre, anela,
Varca torrenti e stagni,
Cade, risorge, e più e più s’affretta,
Senza posa o ristoro,
Lacero, sanguinoso; infin ch’arriva
Colà dove la via
E dove il tanto affaticar fu volto:
Abisso orrido, immenso,
Ov’ei precipitando, il tutto obblia.
Vergine luna, tale
E’ la vita mortale.


Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
Per prima cosa; e in sul principio stesso
La madre e il genitore
Il prende a consolar dell’esser nato.
Poi che crescendo viene,
L’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
Con atti e con parole
Studiasi fargli core,
E consolarlo dell’umano stato:
Altro ufficio più grato
Non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perchè dare al sole,
Perchè reggere in vita
Chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
Perchè da noi si dura?
Intatta luna, tale
E’ lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
E forse del mio dir poco ti cale.


Pur tu, solinga, eterna peregrina,
Che sì pensosa sei, tu forse intendi,
Questo viver terreno,
Il patir nostro, il sospirar, che sia;
Che sia questo morir, questo supremo
Scolorar del sembiante,
E perir dalla terra, e venir meno
Ad ogni usata, amante compagnia.
E tu certo comprendi
Il perchè delle cose, e vedi il frutto
Del mattin, della sera,
Del tacito, infinito andar del tempo.
Tu sai, tu certo, a qual suo dolce amore
Rida la primavera,
A chi giovi l’ardore, e che procacci
Il verno co’ suoi ghiacci.
Mille cose sai tu, mille discopri,
Che son celate al semplice pastore.
Spesso quand’io ti miro
Star così muta in sul deserto piano,
Che, in suo giro lontano, al ciel confina;
Ovver con la mia greggia
Seguirmi viaggiando a mano a mano;
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Così meco ragiono: e della stanza
Smisurata e superba,
E dell’innumerabile famiglia;
Poi di tanto adoprar, di tanti moti
D’ogni celeste, ogni terrena cosa,
Girando senza posa,
Per tornar sempre là donde son mosse;
Uso alcuno, alcun frutto
Indovinar non so. Ma tu per certo,
Giovinetta immortal, conosci il tutto.
Questo io conosco e sento,
Che degli eterni giri,
Che dell’esser mio frale,
Qualche bene o contento
Avrà fors’altri; a me la vita è male.


O greggia mia che posi, oh te beata,
Che la miseria tua, credo, non sai!
Quanta invidia ti porto!
Non sol perchè d’affanno
Quasi libera vai;
Ch’ogni stento, ogni danno,
Ogni estremo timor subito scordi;
Ma più perchè giammai tedio non provi.
Quando tu siedi all’ombra, sovra l’erbe,
Tu se’ queta e contenta;
E gran parte dell’anno
Senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra l’erbe, all’ombra,
E un fastidio m’ingombra
La mente, ed uno spron quasi mi punge
Sì che, sedendo, più che mai son lunge
Da trovar pace o loco.
E pur nulla non bramo,
E non ho fino a qui cagion di pianto.
Quel che tu goda o quanto,
Non so già dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
O greggia mia, nè di ciò sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei:
Dimmi: perchè giacendo
A bell’agio, ozioso,
S’appaga ogni animale;
Me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?

 

Forse s’avess’io l’ale
Da volar su le nubi,
E noverar le stelle ad una ad una,
O come il tuono errar di giogo in giogo,
Più felice sarei, dolce mia greggia,
Più felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
Mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
Forse in qual forma, in quale
Stato che sia, dentro covile o cuna,
E’ funesto a chi nasce il dì natale.


Giacomo Leopardi – Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia


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